Si arricchisce di sei nuove opere la mostra Colori dei Romani. I Mosaici dalle Collezioni Capitoline
Un evento importante che, attraverso la trama colorata di queste opere, prosegue il racconto della storia della città di Roma, illustrando nel modo più completo i contesti originari di rinvenimento.
La mostra è a cura di Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli e Serena Gugliemi e promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. La progettazione e la direzione dei lavori di allestimento sono a cura degli architetti della Sovrintendenza Roberta De Marco e Monica Zelinotti, con la collaborazione di Maria Cucchi e Simonetta De Cubellis. La guida breve alla mostra è pubblicata da Campisano Editore. Organizzazione a cura di Zètema Progetto Cultura.
Le sei opere si inseriscono nel percorso della mostra arricchendone le diverse sezioni tematiche con inediti motivi figurativi e geometrici.
Nuove trame colorate realizzate con grandi tessere di preziosi marmi policromi caratterizzano i due mosaici inseriti nella prima sezione, Storia e tecnica del mosaico, entrambi databili tra il III e il IV secolo d.C.
Il primo presenta un motivo a scacchiera con riquadri di differenti colori, mentre il secondo è decorato da una più complessa composizione formata da motivi geometrici e floreali. Tessere di marmi preziosi, di basalto e di porfido rosso, creano un efficace contrasto cromatico.
Anche la sezione Vivere e abitare a Roma si amplia, accogliendo nei suoi spazi nuove opere: tra queste domina il grande mosaico pavimentale con decorazione a cassettoni, proveniente da una lussuosa domus che sorgeva in età repubblicana sull’Aventino. L’eccezionale stato di conservazione del mosaico presenta il pavimento integro in tutte le sue parti.
La sezione I mosaici dei sepolcri, infine, accoglie altre opere inedite, tra cui un mosaico bianco e nero che presenta una vivace decorazione con figure di amorini circondati da tralci di acanto. Il mosaico costituiva il pavimento di una tomba scoperta a Roma nel 1936, durante gli scavi per la costruzione di una chiesa nei pressi della Stazione di Trastevere; l’edificio sepolcrale faceva parte della necropoli che in età romana sorgeva lungo la via Portuense.
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